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Fin dal tempo degli antichi romani, con la denominazione di Libbra, si indicava non solo la antica bilancia o una unità di misura del peso, bensì anche una moneta, grazie al fatto che nell’antichità peso e valore spesso corrispondevano.
Passando successivamente per Carlo Magno, il fondatore del Sacro Romano Impero, la Libra prende il vero valore di moneta, e che ha tra l’altro dato significato alla Lira italiana che alcuni di noi tanto ricordano con malinconia.
Oggi, a distanza di più di 1200 anni, la Libra torna alla ribalta, e questa volta assume una ulteriore forma, quella digitale.
Ed è proprio un altro uomo, fondatore di un Impero, a darle nuova vita: stiamo parlando del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
L’obiettivo principale di questa nuova moneta sarà permettere ad oltre un miliardo e mezzo di persone che ha un cellulare ma non un conto in banca di operare trasferimenti di denaro.
La nuova moneta sarà gestita da un’organizzazione indipendente e non-profit di nome Calibra, con sede a Ginevra in Svizzera, e formata da 28 partner. Tra questi abbiamo Vodafone e Iliad, Spotify, Booking, e-Bay, società di pagamento elettronico come Mastercard, Visa e PayPal.
Ma la domanda che spontaneamente ci facciamo è un’altra: c’è un secondo fine?
Forse.
Con i dati relativi agli acquisti dei clienti Calibra potrebbe andare molto più in profondità nella riservatezza e nelle abitudini dei clienti, si potrebbero raccogliere informazioni ben maggiori che con FB, si potrebbe analizzare le abitudini di vita di miliardi di clienti e “indirizzarli” dove si vuole. Questi dati potrebbero essere venduti o scambiati con parti terze che il cliente non conoscerà mai.
I vantaggi dati dal facile utilizzo di questa moneta si scontreranno quindi con alcune probabili conseguenze, tra cui quella nel quale Zuckerberg potrà creare la sua economia privata senza nessuna sicurezza e difesa per i suoi utilizzatori.